Negli anni ’60 per molti immigrati italiani in Svizzera trovare un alloggio era una sfida quasi insormontabile. Molti erano costretti a dormire in cabine telefoniche o stazioni ferroviarie, mentre le baracche collettive spesso rappresentavano l’unica opzione abitativa, nonostante le terribili condizioni igieniche. Luoghi pubblici e locali vietavano l’accesso agli italiani, con cartelli discriminatori che separavano svizzeri, stranieri e persino cani.
Questa è la realtà al centro del documentario La prodigiosa trasformazione della classe operaia in stranieri, girato dal regista iracheno-svizzero Samir e presentato al Locarno Film Festival. Il film raccoglie testimonianze, filmati e interviste che offrono uno sguardo sulle discriminazioni subite dagli immigrati italiani e sull’emergere di una coscienza sociale e sindacale che culminò negli anni ’80.
Tuttavia, come evidenzia Samir, molti degli errori e delle esclusioni di allora si ripetono oggi, anche in Italia. Ne è un esempio la rivolta dei braccianti a Rosarno. La speranza, secondo il regista, risiede nelle nuove generazioni, più consapevoli e attive sui temi sociali.
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