Se restiamo in ascolto degli accesi dibattiti sul servizio televisivo pubblico italiano, e non solo, non è così scontato pensare che l’omosessualità non è più una patologia mentale. Eppure sono trascorsi trentaquattro anni, da quel 17 maggio 1990, quando lo ha stabilito l’assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) consacrando quel precedente importante passo del 1974 quando l’American Psychiatric Association (Apa) l’aveva eliminata dall’autorevole Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (Dsm).
In seguito a ciò dal 2005 e in tutto il mondo, il 17 maggio si celebra l’International Day against Homophobia, Biphobia, Intersexism and Transphobia (Giornata internazionale per contrastare il fenomeno dell’omofobia, della lesbofobia, della bifobia, dell’intersex e transfobia), data che dal 2007 è stata riconosciuta ufficialmente anche dall’Unione Europea.
Eppure dopo tanti anni l’omosessualità è ancora criminalizzata e punita con la pena di morte o con il carcere a vita in settantadue Paesi e, anche in Italia dove questo non accade, spesso le persone omosessuali e trans continuano a essere oggetto di odio e di violenze, discriminate nel lavoro e nei sistemi d’istruzione.
Nei sistemi d’istruzione appunto. In Italia tutti gli anni, per questa data, parte dal Ministero dell’Istruzione una circolare diretta ai dirigenti scolastici dell’intera Penisola che ne indica il valore da proiettare all’interno della scuola. La comparazione delle ultime due circolari, quella 17 maggio 2022 con il governo Draghi ancora in carica, e la successiva del 2023, dell’attuale governo Meloni, evidenzia il processo di regressione culturale in atto sui diritti civili.
Si nota come in quella del 2022 ispirata dall’allora prodiano Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, non certo un forsennato anticlericale bolscevico, predominava il desiderio di fare della data una promozione della cultura dell’inclusione. Scrive che “…il Ministero è da anni impegnato a favorire e costruire una scuola aperta e inclusiva…” – e sottolinea che – “…in occasione del 17 maggio e della Giornata internazionale contro l’omofobia, la biofobia e la transfobia, nonché contro ogni forma di atteggiamento pregiudiziale basato sull’orientamento sessuale, i docenti e le scuole di ogni grado sono invitati a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi…”. Nessun diktat Lgbtq+ ma una spinta a fare qualcosa in più del troppo poco fatto in ambito scolastico e familiare fino a oggi.
Nella circolare del 2023, il nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito del governo meloniano, Giuseppe Valditara, sforbicia il riferimento del predecessore all’impegno che da anni il Ministero portava avanti e all’inclusività, un termine quest’ultimo, inviso ai conservatori ai quali evoca la resa alla sostituzione etnica. Valditara, poi, sceglie di non “invitare” i docenti ad approfondimenti come aveva fatto il suo predecessore ma sfuma l’enfasi sussurrando “Le istituzioni scolastiche in indirizzo, nell’ambito della propria autonomia organizzativa, possono realizzare attività di approfondimento sui temi…”. Insomma io ve lo ricordo ma fate voi, se potete, autonomamente e in base alle vostre credenze e teorie.
Solo sfumature? Forse, ma riflettono bene il soffio contrario del vento conservatore per tutti quei diritti di inclusione che la Costituzione concede anche alle persone che, per il Roberto Vannacci detto Generale promesso deputato a Bruxelles per la lista Lega-Salvini Premier, non sono “normali”. Sfumature che riflettono le dichiarazioni di orgoglio di valori tradizionali che scoppiettano come bolle di sapone sui microfoni posti sotto le labbra di molti rappresentati politici e opinionisti della destra.
Del resto uno dei dieci capitoli del nuovo programma della Lega per l’Europa è “La tutela delle libertà e la difesa dei nostri valori” che pare concordato con Putin e Cirillo I° per salvare insieme l’Italia e l’Europa Occidentale da una nuova Sodoma e Gomorra.
Intanto in commissione Cultura, è fermo da qualche mese un disegno di legge per l’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole. È una riproposizione di quello del 2018 mai andato a buon fine nemmeno con i precedenti governi e che oggi trova contrarie, in blocco, le forze di governo di destra-centro.
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