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Boccia Vs Sangiuliano: i social si sono rivelati un campo di battaglia efficace

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di Marcello Cecconi

Non matura certo oggi, con la vicenda che coinvolge la dottoressa Maria Rosaria Boccia e il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, la consapevolezza di quanto i social network possano essere uno strumento importante nelle mani di chi non ha accesso ai tradizionali canali di comunicazione. Boccia, pur senza il supporto diretto di Tv e quotidiani, sta sfruttando abilmente le piattaforme digitali per una strategia d’attacco e di difesa nella sfida con una figura di potere.

Trascurando le differenze di genere e il gossip puro, la battaglia potrebbe apparire scontatamente asimmetrica in quanto la disuguaglianza dei mezzi di comunicazione a disposizione è palese. Sangiuliano può contare su una vasta gamma di media che include non solo la televisione di Stato, ma anche un’intera macchina comunicativa istituzionale pronta a veicolare le sue parole a milioni di italiani trasformando ogni dichiarazione in un’affermazione quasi incontestabile per gran parte dell’opinione pubblica.

Ma anche l’uso del media tradizionale, il Tg1 in questo caso, usato in maniera anomala anche da un potente ministro invitato al harakiri dalla sua Premier, non ha raggiunto gli obiettivi comunicativi trasformandoli in un pesante boomerang. Un favore per la parte avversa in trincea sulla piattaforma social che vede così alimentati gli algoritmi che amplificano la sua strategia. Ecco allora che la sfida Boccia/Sangiuliano sta dimostrando, una volta di più, come i social media siano diventati un’arma indispensabile anche e soprattutto per chi non ha facile accesso ai media tradizionale e, ovviamente, riesce a sfruttarne le potenzialità.

Instagram, Twitter (X), e Facebook, in particolare, permettono di bypassare i classici media veicolando il proprio messaggio direttamente al pubblico, senza filtri, senza intermediari e senza il rischio che la voce venga distorta o ridimensionata da dinamiche giornalistiche, politiche e commerciali. Siamo in un’epoca in cui il pubblico sta diffidando sempre più dei media tradizionali, una sfiducia alimentata dall’atteggiamento dalle figure istituzionali stesse. Non è mistero quanto specialmente quelle del governo attuale con Meloni e Salvini in testa, saltino a piè pari il confronto diretto più impegnativo con il giornalista, preferendo l’uso semplice e accomodante della comunicazione diretta attraverso i social. Una frustata al tradizionale giornalismo della sorveglianza, fondamento della democrazia occidentale.   

Nel caso Boccia/Sangiuliano Instagram, in particolare, si è rivelato un campo di battaglia efficace. La natura breve e diretta delle stories sta consentendo a Boccia di lanciare attacchi mirati contro Sangiuliano, con la strategia “editoriale” sempre funzionante della serialità. Attraverso una combinazione di post immagini e video, Boccia riesce a mantenere alta l’attenzione dei suoi seguaci, alternando momenti di difesa, dove spiega la sua posizione e chiarisce le accuse, a momenti di attacco, dove punta il dito contro quello che considera un abuso di potere o una narrazione manipolata da parte di Sangiuliano e delle istituzioni.

La sua comunicazione punta a creare un senso di autenticità e vicinanza, elementi fondamentali per costruire fiducia in una battaglia contro un avversario potente, che oltre ad attirare l’attenzione dei follower, è riciclata dagli opinion leader dei media tradizionali che, a loro volta, rilanciano il contenuto amplificandone ulteriormente la portata e la tensione emotiva. Oltre alla Rai, sedata ovviamente dal suadente controllo governativo, si sono scatenati i quotidiani e i talkshow delle altre “libere” televisioni nella solita bagarre che prima della ricerca della verità, si schiera a priori, da una parte o dall’altra, in base all’interesse politico editoriale o, più semplicemente, in nome dell’agognato share che il tono delle voci che si alza e si accavalla continua a far impennare.

Questa vicenda mette in luce un aspetto cruciale del nostro tempo: nella società dell’informazione, la comunicazione è potere, e anche chi non possiede una voce amplificata dai media istituzionali può fare sentire la propria attraverso l’opportuno (o furbesco) utilizzo dei social. Rosaria Boccia sta giocando una partita difficile, ma la sua capacità di sfruttare la forza dei social ci sta dimostrando che, con determinazione e una strategia mirata, è possibile contrastare figure di potere anche senza gli strumenti tradizionali.

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