Venezia, la Serenissima, è nota per il suo splendore, le sue gondole, i suoi palazzi gotici e il Leone Alato di San Marco. Gli esperti dell’Università di Padova hanno appena rivelato che il famoso leone sulla colonna di Piazza San Marco potrebbe essere di origine cinese, un colpo di scena degno di un thriller storico. Non solo, pare anche che i motivi decorativi del leone mostrino influenze tipicamente orientali, un po’ più dragoneschi che leonini.
Il simbolo del potere e della gloria della Repubblica di Venezia potrebbe essere stato fabbricato a migliaia di chilometri di distanza, nella patria del tè e della Grande Muraglia. Dunque i mercanti veneziani, sempre all’avanguardia nel commercio, tra un carico di seta e un altro di spezie potrebbero aver ordinato un bel leone alato magari scelto su un vecchio catalogo cinese, tra vasi Ming e statuette di draghi.
E pensare che per secoli i veneziani hanno guardato con orgoglio quella possente statua di bronzo, credendo fermamente che incarnasse la potenza della città. Invece, si scopre che potrebbe essere il primo caso documentato di “globalizzazione artistica”. Forse i veneziani dell’epoca erano già più smart di quanto pensassimo: perché faticare a forgiare un leone in casa quando puoi importarne uno dall’Oriente a metà prezzo e, magari, con spedizione inclusa?
I dettagli della scoperta sono, ovviamente, affascinanti. Gli studiosi hanno analizzato la lega metallica del leone e, con grande sorpresa, hanno scoperto tracce di tecniche di fusione cinesi dell’epoca Song. Dunque, per secoli, mentre i veneziani pregavano davanti al simbolo di San Marco, stavano in realtà ammirando un capolavoro di manifattura cinese. E se anche altre icone veneziane fossero “importate”? C’è da tremare al solo pensiero che anche la Basilica di San Marco fosse stata progettata a Shanghai o le gondole fossero il frutto di un’antica collaborazione tra la laguna veneta e qualche maestro carpentiere del Guangdong.
Ma per tornare al leone, dopo questa scoperta, il Comune di Venezia potrebbe trovarsi davanti a un bivio: continuare a esporre il leone come simbolo veneziano o installare una piccola targa con la scritta, ormai comune, “Made in China”. Si potrebbe assistere alla reazione del Ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, che apre un dibattito pubblico sul tema seguito da un concorso nazionale per il restyling del leone, con artisti locali pronti a rilanciare l’artigianato italiano.
Verrebbe facile incolpare Marco Polo di tutto ciò, ma visto che nel 1295 quando mise di nuovo piede nel porto di Venezia, il leone era già sulla colonna, il dubbio dello shopping per conto della Serenissima va a cadere proprio sul babbo e lo zio, Matteo e Nicolò, i commercianti veneziani che tra il 1264 e il 1266 erano alla corte del Gran Khan.
In ogni caso, Venezia non smette mai di sorprendere. All’acqua alta, alle maschere carnevalesche, ai misteri secolari e quelli attuali in cui pare che qualche sindaco sembrerebbe continuare a mercanteggiare pericolosamente con l’Oriente, ora possiamo aggiungere alla lista il Leone Alato “di importazione”.
Una storia che ci ricorda, ancora una volta, che il mondo è più piccolo di quanto pensiamo e che, in fondo, l’arte, la cultura e… i souvenir non conoscono confini.
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