Venerdì 17, giorno dell’eptacadeicafobia. No, non stiamo parlando del famoso film di Mario Soldati, “Era di venerdì 17”, interpretato da Fernandel (il mitico Don Camillo) e Giulia Rubini, e nemmeno di Shriek – Hai impegni per venerdì 17, film del 2000 che prende in giro alcuni dei più noti film dell’orrore. Stiamo parlando di oggi: il numero 17 è infatti il più temuto in Italia, soprattutto quando va ad abbinarsi al quinto giorno della settimana. Esiste addirittura una patologia, l’eptacaidecafobia, che consiste nella paura del 17: i pregiudizi che lo costellano sono legati soprattutto alla cultura popolare e religiosa.
UN PO’ DI STORIA – Già nella Grecia antica il numero 17 era odiato dai seguaci del filosofo Pitagora, in quanto si posizionava tra il 16 e il 18, perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4?4 e 3?6. Anche nell’Antico Testamento si parla dell’inizio del diluvio universale il 17 del secondo mese dell’anno, mentre a venerdì è associato il giorno della morte di Gesù. A Roma si pensava portasse male perchè per identificarlo era comune la scritta “VIXI”, che in latino significa “vissi”; quindi “sono morto”. Anche nella smorfia napoletana il 17 è “‘A desgrazia”.
Il venerdì, secondo il cristianesimo è il giorno della crocifissione di Gesù e probabilmente la fusione di queste due letture infauste ha dato vita all’eptacaidecafobia, la paura irrazionale del venerdì 17. C’è chi evita di viaggiare, chi non firma contratti importanti e chi si affida a riti scaramantici per scongiurare la malasorte. Una scaramanzia tutta italiana.
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