All’Istituto Italiano di Cultura di Parigi è stato inaugurato il progetto artistico di Sergio Mario Illuminato, dal titolo “iosonovulnerabile”, che sarà visibile fino al 29 novembre proprio all’interno dei giardini dell’Istituto negli orari di apertura di quest’ultimo.
Presente al gran completo nel territorio transalpino il team italiano, sviluppatore del progetto, arrivato nella capitale francese dopo la prima tappa, quella dell’inizio della ricerca, all’ex Carcere Pontificio di Velletri.
A partecipare all’evento chiaramente anche il direttore dell’Istituto, Antonio Calbi, che così ha presentato gli argomenti: “In questo progetto che ospitiamo, apparentemente fuori dai confini, riscontriamo l’essenza e la condizione dell’arte contemporanea che non è più capace neanche di testimoniare la violenza e la complessità della società in cui viviamo. Fotografie che riprendono le celle di una prigione e stanze piene delle storie degli atti processuali dei detenuti, una porta e altri oggetti recuperati dall’exCarcere e riplasmati attraverso il lavoro artistico, e altri elementi che il visitatore potrà scoprire interagendo, rappresentano tracce di un profondo lavoro sulla memoria, sull’assenza, sui segni della vita consumata in prigione e sul tempo che passa e che trasforma questi oggetti in altro da sé. Siamo tornati in un tempo di guerra e ci domandiamo cosa fa l’arte per testimoniare questa condizione umana, come direbbe Jean-Paul Sartre: il team del Movimento Vulnerarte APS, in questo caso, ha cercato di recuperare degli indizi di vita non più esistenti per far ricongiungere il destino di ieri con gli occhi e la sensibilità dell’osservatore di oggi”.
Prima dell’introduzione effettiva e concettuale dell’opera, si sono susseguiti prima i saluti istituzionali di Carlo Siciliano, consigliere migrazioni giustizia e affari interni, poi quelli di Emanuela D’Alessandro in rappresentanza dell’Ambasciatrice italiana a Parigi, e infine quelli dell’onorevole Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.
L’introduzione è stata effettuata dalla direttrice della scuola di arti plastiche dell’Accademia di Belle Arti di Roma, la dott.ssa Alessandra Maria Porfidia: “Abbiamo iniziato questa attività di ricerca sulla base di un concetto di arte etica e di sostenibilità, nonché di un’esigenza di “sentire”, nei confronti della società che ci chiama a intervenire. Tutti i materiali per la realizzazione di questo progetto sono stati scelti utilizzando le risorse che venivano dalla memoria di un luogo vissuto, il carcere appunto, dove il cuore, il sentire, la vita, sono stati pulsanti. Siamo oggi qui testimoni per portare la voce degli studenti che hanno lavorato producendo un segno, realizzando nello specifico un gioco interattivo con le canne di bamboo colorate – lo shangai – che diventa un incipit per coinvolgere lo spettatore e stimolare una comunicazione interattiva anche con il resto del mondo.”
E a spiegare e raccontare la filosofia del progetto è stato lo stesso Illuminato, che ha spiegato le origini della storia e come si sia arrivati a “iosonovulnerabile”:
“Noi artisti ricerchiamo sempre un senso a ciò che facciamo senza mai trovarlo ma in questo caso la nostra ricerca ha deciso di fondarsi su un precedente volume, Corpus et vulnus, basato sulla relazione tra arte e corpo. L’arte ha un punto di vista delle cose che nella realtà non si vedono e ne abbiamo scelto il codice espressivo per comprendere e comunicare l’evoluzione del linguaggio dei corpi all’interno di questa gabbia di disperazione esistenziale, laddove il “con-tatto” è un toccare un altro essere umano con l’esperienza dell’ “e-mozione”, cioè un movimento verso l’altro che giustifica la trasmissione di uno stato emotivo. Abbiamo scelto il termine Vulnerabilitànon in quanto atto biologico o psicologico, ma un atteggiamento morale e consapevole: tale è stato il comportamento del nostro team di artisti – danzatori, scultori, musicisti – che di fronte ad un luogo così ostile hanno cercato di comprendere e reinterpretare i momenti drammatici vissuti all’interno del carcere. A Parigi abbiamo portato in un’unica tappa il risultato di questa esperienza che proprio qui si disgregherà: consideriamo infatti, al contrario degli insegnamenti tradizionali di storia dell’arte, che i dispositivi non debbano avere vita infinita ma sono naturalmente portati alla degradazione, proprio come gli esseri umani, mettendo in crisi la propria gabbia. I nostri riferimenti primari, in questo, sono stati Pier Paolo Pasolini, ribelle per eccellenza degli involucri formali, e un tipo di animale in particolare, il crostaceo, che deve essere in grado di liberarsi ciclicamente della propria corazza per continuare a crescere e trasformarsi”.
Oltre al lavoro di Illuminato, nella sala conferenze è stato presentato dallo psicologo del cinema Giulio Casini anche “Vulnerare”, cortometraggio nato all’interno del carcere Pontificio di Velletri. In questo modo Casini sull’opera: “Un’opera che sta alla base tra cervello e cuore, un vero e proprio organismo comunicante che, proprio come nelle opere che sono state installate nel giardino dell’Istituto, rappresenta una rielaborazione creativa di elementi – oggetti e soggetti allo stesso tempo – che contengono molte graffiature, ombre, errori e cadute dell’essere umano e che, proprio scomparendo dietro a queste mura, hanno lasciato una traccia profonda ancora visibile. Bisogna essere vulnerabili e commettere tanti errori perché ognuno di essi possa scavare un solco nella terra, rendendola più fertile e pronta per un’altra semina”.
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