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San Casciano sorprende ancora: replica e raddoppia l’importanza dei suoi ritrovamenti

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di Luisa Marini

La curiosità dei presenti, giornalisti e cittadini, nella platea del Teatro di Georgofili Accalorati di San Casciano dei Bagni, è palpabile. Dopo i saluti di rito di Agnese Carletti e Eugenio Giani, alla presenza del Ministro Giuli, parlano le immagini. Un breve video, curato da Rai Cultura in collaborazione con Ministero e Soprintendenza, ci mostra finalmente cosa è stato ritrovato quest’anno nel Bagno Grande. (Potete leggere qui l’intervista al direttore dello scavo Emanuele Mariotti)

Gli studenti archeologi dal paese scendono sullo scavo. Ecco la Vasca Grande. Ci caliamo giù anche noi grazie all’occhio della telecamera. Dall’acqua vediamo uscire una statua di donna: gli archeologi la stringono e mostrano tutta l’emozione di quel momento. È sorella di quella trovata nel 2022, sempre in bronzo, ma più bella, le stesse trecce ma gli occhi sono grandi, spalancati, sembra sorriderci.

Ed ecco un bambino, paffuto, che pare vivo: ha un serpentello attorno al polso del braccio sinistro, e stringe in mano una palla, con le scanalature romboidali come se fosse cucita oggi, l’altro braccino è mobile per farlo giocare. Una grande statua votiva di uomo emerge anch’essa dalle acque: è una metà del tronco, la sinistra, longitudinale, è proprio stata fusa così, e riporta l’iscrizione propiziatoria.

Altre teste di uomo ci osservano, e in sala siamo tutti ammutoliti, rapiti dall’avvicendarsi delle immagini che ci mostrano il nostro passato, un mondo che, da etrusco, stava diventando romano. Dallo strato di fango sono emersi animali. Un toro, e dei serpentelli, 7 in tutto, di significato propizio. E poi, eccolo: un grande serpente di bronzo, lungo 90 centimetri, con le squame incise, quello che gli antichi chiamavano agatodèmone, il demone benefico delle acque curative del luogo, il suo genius loci, a difesa della sorgente. È barbuto come quelli ritratti nella tomba dipinta di Sarteano poco distante, o come quelli affrescati in coppia a Pompei, che guardano una colonna con una pigna e delle uova.

Il serpente

E proprio queste, pigne e uova, tantissime, vere, molte delle quali intere, sono emerse dalle acque delle terme, e hanno mantenuto il loro forte odore di secoli. E dopo il bronzo, l’oro, tanto oro. Una lamina di corona. Tantissime monete. Anelli. Pietre preziose lavorate. Una lamina con iscrizione propiziatoria. Un’altra iscrizione mostra al centro due mani destre che si stringono in una promessa. Come quella che hanno mantenuto con il loro duro lavoro gli archeologi che oggi, finalmente, hanno potuto parlarci degli antichi abitanti e visitatori di questo luogo, e farci riflettere anche su di noi.

Hanno spiegato il significato della scoperta Jacopo Tabolli, Direttore Scientifico dell’Università per Stranieri di Siena, Ada Salvi, Archeologa della Soprintendenza Arezzo-Siena-Grosseto ed Emanuele Mariotti, Direttore dello scavo. Hanno commentato il ritrovamento Luigi La Rocca, Capo Dipartimento Tutela del MIC, Massimo Osanna, Direttore generale Musei del MIC, Tomaso Montanari, Rettore Università per Stranieri di Siena e Gabriele Nannetti, Soprintendente ABAP per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.

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