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Composition n. II 1930: le due vite del capolavoro di Mondrian

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L’artista e studioso Francesco Visalli ha recentemente pubblicato sulla rivista olandese Rode Haring un saggio dedicato a una scoperta sorprendente sulla storia del celebre dipinto di Piet Mondrian, Composition n. II 1930. Questo lavoro è un estratto di una ricerca più ampia, condotta tra il 2019 e il 2021, con la quale Visalli ha dimostrato che l’opera, oggi nota come “B219” e venduta per la cifra record di 51 milioni di dollari da Sotheby’s il 14 novembre 2022, non è nella sua forma originale.

Per quasi un secolo, nessuno si era accorto che Mondrian aveva modificato sensibilmente il dipinto rispetto alla versione realizzata nel 1930. Visalli, attraverso un’attenta ricostruzione storica, ha svelato i dettagli del travagliato percorso dell’opera.

Subito dopo la sua creazione, Composition n. II 1930 venne esposta alla mostra Cercle et Carré presso la Galerie 23 di Parigi, tra aprile e maggio dello stesso anno. Successivamente, Mondrian inviò il dipinto in Svezia, affidandolo all’artista Otto Carlsund, che lo incluse nella mostra Art Concret all’Esposizione di Stoccolma del 1930. L’evento fu però un clamoroso fallimento, tanto che alcuni investitori sequestrarono diverse opere, tra cui quella di Mondrian.

Ci vollero oltre tre anni per recuperare il dipinto, grazie anche all’impegno dell’artista Amédée Ozenfant. Mondrian riuscì a riaverlo solo nel 1933, ma a quel punto aveva deciso di intervenire direttamente sull’opera. Secondo Visalli, tra il 1934 e il 1936 Mondrian ridusse lo spessore delle linee e alterò il bilanciamento della composizione, probabilmente durante un intervento di restauro. Questo tipo di modifica era in linea con la sua costante ricerca di equilibrio formale.

La trasformazione si riflette chiaramente osservando l’opera nelle sue due “vite”: nella prima, fino al 1934, la composizione aveva un equilibrio meno dinamico rispetto alla versione successiva, che presenta linee e piani perfettamente armonici.

Nel 1937, il dipinto venne esposto alla Kunsthalle Basel, ma già in quella occasione era nella sua seconda versione, quella che conosciamo oggi. Visalli sottolinea che sarà importante effettuare analisi approfondite sull’opera per confermare le modifiche, un compito che spetta ora al nuovo proprietario.

Questa scoperta getta nuova luce sull’evoluzione creativa di Mondrian, rivelando non solo un’attenzione ossessiva per il dettaglio, ma anche la sua propensione a reinterpretare le proprie opere per raggiungere quella che considerava la perfezione compositiva.

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