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È morto Bill Viola, maestro della videoarte

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Quando, a sei anni, Bill Viola aveva rischiato di annegare in un lago, nell’affondare aveva trovato “il più bel mondo che avessi mai visto: pesci, fasci di luce, piante che ondeggiano” e quasi non voleva risalire.

Ed è quel “paradiso” che forse ha ispirato il maestro della videoarte per tutta la sua vita, rendendo l’acqua uno degli elementi fondamentali della sua opera che ora è diventata la sua eredità.

A piangere l’artista Italo-americano (ma nato nel Queens), oltre ai suoi tantissimi ammiratori, la moglie e storica collaboratrice artistica, Kira Perov, e i figli, Blake e Andrei Viola. Ripercorrendo le tappe principali della sua vita, dopo l’università, dal 1973 al 1980 aveva collaborato con David Tudor, pianista e compositore di musica sperimentale, in un gruppo chiamato Rainforest, poi conosciuto come Composers Inside Electronics.

In quegli stessi anni aveva iniziato ad approcciarsi al video, il formato attraverso il quale avrebbe cambiato definitivamente l’arte mondiale.  Le sue erano scene lente che intendevano catturare l’essenza delle cose, anche delle emozioni. Come quando nel 1976 Viola realizzò The Space Between the Teeth, video in cui a più riprese appare lui che urla.

Viola, ha ricercato l’intensità, pur in un modo ben diverso, anche in video come The Reflecting Pool, in cui cattura l’attimo in cui si passa dall’immobilità al movimento ‘fermando’ a mezz’aria un tuffo in una piscina.

E, ancora, rivoluzionaria è stata la serie dei quattro Martyrs (martiri), in cui Viola ha messo alla prova i suoi protagonisti con aria, acqua, fuoco e terra: una rappresentazione dell’essere presenti a sé stessi anche in condizioni di sforzo, dolore.

Oltre che un’opera fortemente spirituale, cosa caratteristica del suo modo di intendere l’arte. Nei suoi video era forte l’influsso della spiritualità, dal buddismo zen al sufismo islamico, passando pure dal misticismo cristiano.

Un’altra grande fonte di ispirazione per lui è stata l’arte del passato, sia quella orientale che l’occidentale. Uno dei momenti più brillanti fu quando rappresentò gli Stati Uniti alla 46esima Biennale di Venezia, nel 1995. Per l’occasione, infatti, presentò le cinque installazioni Buried Secrets. Tra queste, una delle sue opere più note è “The Greeting”, ispirata alla Visitazione del Pontormo.

 A lui sono state dedicate mostre in tutta Italia, anche in tempi più recenti. Da quella del 2022 a palazzo Bonaparte, a Roma, intitolata “Icons of Light”, a quella al palazzo Reale di Milano, nel 2023, senza dimenticare la mostra a Palazzo Strozzi nel 2017.

 “Con quest’ultima mostra si celebrò la speciale relazione tra Bill Viola e Firenze”- spiega la Fondazione Palazzo Strozzi- che oggi ha voluto ricordare l’artista in un messaggio. Nel capoluogo toscano Viola aveva lavorato tra il ’74 e il ’76 come direttore tecnico di un pioneristico centro di produzione e documentazione della video art, art/tapes/22. “Rinascimento Elettronico – questo il nome della mostra – ha ripercorso la carriera di questo artista”, anche “in un inedito confronto con grandi capolavori del Rinascimento” che avevano ispirato le sue opere.

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