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Lo sportello degli addii: quattro mesi nel ventre del terremoto

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Dopo averlo letto, Lo sportello degli addii si rovescia, si capovolge, come dovesse riprendere dalla pagina conclusiva. Perché immagini che sarebbe stato più corrispondente “sportello della speranza”. Non un gioco di parole, comunque appropriato, ma lo stimolo alla convinzione che se voltarsi indietro è necessario, guardare avanti è indispensabile.

Domande, imprecazioni, suppliche, il solo che possono offrire donne e uomini la cui vita è stata cancellata

L’introduzione ti conduce nel ventre del terremoto di Amatrice, Accumuli, i paesi intorno, sconosciuti se non fossero stati inquadrati dalle telecamere, e, a salire, le Marche. Quattro mesi che Antonella ha passato a raccogliere domande, imprecazioni, suppliche, il solo che possono offrire donne e uomini la cui esistenza è stata cancellata (il confidenziale è d’obbligo, con Antonella ci conosciamo da chissà quanto tempo, quando vedrò Stefano gli dirò del tuo omaggio).

Ebbene, nonostante il diario non sottragga nulla, nemmeno un istante, all’esposizione quotidiana della vicenda, la sensazione che prevale è quella che la tragedia, il dramma, costituiscano lo sfondo di una narrazione nella quale sono invece centrali “domani”, “solidarietà”, “persone”, che Antonella qualifica “meravigliose”. Gente di montagna che, per quanto angosciata dalle perdite di congiunti, dalla generale condizione causata dal sisma, non accetta di arrendersi, di piegarsi all’ostilità del destino.

E che nel fardello della vita ha aggiunto il carico di altri pesi. Che non si possono smaltire. Sopravvissuti vengono classificati. Ma anche per loro domani è un altro giorno. Lo sportello degli addii lo sottolinea.

Le macerie sono lì, immobili, esperienze, vita, tutto spazzato via, sbigottimento e commozione insieme. L’affastellarsi di ricordi e di impressioni racchiuso nella memoria. Che non fanno velo al mettersi in fila quando si distribuiscono i vestiti, si richiedono gli abbonamenti per le corriere, si ricercano rimedi per accudire le bestie lasciate sole, si domanda a che punto è lo stato di avanzamento della pratica sulla cassa edile. I figli, perché il muratore non c’è più. Però domani è un altro giorno.

Antonella è stata selezionata (forse, conoscendola, si è) e inviata a San Benedetto del Tronto, perché, funzionaria della Regione, per quattro mesi rispondesse ai bisogni dei residenti laziali ospiti degli alberghi marchigiani. Ovvero chiunque, tutti. Un incarico non contenibile in un format, del tipo “ti andrebbe di occuparti dei terremotati?”. Hai voglia a spiegare. Non solo questioni pratiche di rapido rimedio, una carta d’identità, ma anche e soprattutto problemi irrisolvibili, con chi la morte non l’ha accettata, chi attende che il padre, il fratello, il marito tornino a casa la sera.

Un’esperienza che Antonella Onori ha deciso di trasferire nel libro. Lo sportello degli addii (La Lepre editore) unisce le emozioni della signora che risolve i problemi alle vicende delle persone incontrate, conosciute, frequentate.

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