Valerio Santoro, una carriera ricca, varia e soprattutto una vita dedicata all’arte: attore, produttore, impresario, regista. Si definisce con estremo orgoglio “un teatrante”, e lo conferma anche il suo percorso che comprende una lunga storia nella grande scuola di Luca De Filippo. Le tavole del palcoscenico sono la sua comfort zone, sono casa, sono vita. Quella vita dedicata all’arte del teatro e della recitazione, spaziando dal teatro tradizionale alla commedia sino ad i grandi classici. I suoi autori preferiti sono Pirandello e Shakespeare, ma quello che ho percepito nella nostra chiacchierata è stato l’amore per i testi, per le parole, i dialoghi, la macchina letteraria, il lessico, che gli autori di teatro regalano al pubblico, per trasmettere cultura, attualità, fantasia, immaginazione e verità a volte nascoste a volte meno. Una laurea in Architettura e poi il fuoco sacro che avvolge Santoro, lo vede ancora ardere per il suo lavoro, che altro non è che la passione di fare ciò che lo rende felice: teatro.
Debutta nel 1993 a Benevento città-spettacolo, con “Nemico di classe” di N. Williams
Crede nel “teatro artigianale”, composto, come mi racconta: “da un insieme di persone che riesce a dare vita ad un’opera, ad uno spettacolo. Attori, registi, tecnici e una lettura dei testi senza effetti paranormali, senza fraintendere, avendo come focus la lettura condivisa tra regista e attori”.
La sua idea di teatro è quella di un teatro di strada come quello di Shakespeare, e il teatro dei mille personaggi di Pirandello. L’anima partenopea traspare non solo per il tifo per il Napoli, ma per la sua intensa passione per l’umanità, per il coinvolgimento con il pubblico. Quell’essere attore che ogni sera è felice anche per un solo applauso, un regista che comprende l’autore e racconta con gli interpreti la magia del teatro. L’inclusione è un valore che ama infinitamente e che oggi, dopo la pandemia e la dipendenza dalla tecnologia, è una richiesta che si avverte nei giovani che scoprono, sempre di più, una passione ed interesse per il teatro. “Un luogo dove si stacca con il mondo e l’iperinformazione, un luogo per astrarsi, una terapia, catarsi pura” per Valerio Santoro.
Tra cinema e teatro, non vi è dubbio per Santoro:” Il teatro è il mio primo e grande amore, senza rete, spesso anche senza certezze, un’osmosi con il pubblico, una gioia per chi ogni giorno incontra l’umanità e vive degli altri, una sfida che si rinnova sera dopo sera. Recitare dal vivo regala un’ebbrezza impagabile, è l’arte immortale che ci accompagna da sempre e per sempre ci accompagnerà”.
Moltissimi i mostri sacri con cui ha avuto modo di lavorare, nei suoi vari ruoli, e tantissimi i ricordi commossi e intensi per Luca De Filippo, Giorgio Albertazzi, Carlo Giuffrè, Carlo Croccolo, Ugo Pagliai, Arnoldo Foà; e poi gli spettacoli con Eros Pagni, Gianfelice Imparato, Marina Massironi, Nello Mascia, Erika Blanc, Armando Pugliese, Giuseppe Battiston, Valeria Valeri, Nancy Brilli, Massimo Ghini, Maria Amelia Monti, Carlo Delle Piane, Barbora Bobulova, Antonio Catania e moltissimi altri.
Il futuro, sogni nel cassetto per Santoro? “Continuare a fare teatro, sono sereno, felice, ho fatto di tutto, il mio sogno nel cassetto è continuare a fare ciò che ho fatto sino ad oggi”. Alle nuove generazioni che si affacciano a questo mondo, Santoro consiglia: “di non cedere ai cliché, di non aver paura di cambiare e di perdere il consenso del pubblico; l’arte del palcoscenico è una sfida ed è un privilegio poter essere diversi, poter interpretare e fuggire anche dalla quotidianità. Ma è anche vero che occorre creare gli spazi e le palestre per far crescere talenti e consapevolezza, è necessario che i teatri stabili e le produzioni siano accessibili e diventino luoghi in cui coltivare la passione, la tecnica e il talento.
“Imparare a essere un teatrante è saper improvvisare, è imparare a memoria e poi dimenticare, per poter calcare le scene ricordando di nuovo tutto ma con la magia e l’entusiasmo della prima volta. Nella mia vita ho ricevuto moltissimo dal pubblico, le mie emozioni più grandi sono le risate e i silenzi eloquenti, è quel calore umano che arriva sulle tavole del palcoscenico”.
Valerio Santoro ama la notte, ama leggere, ama offrirsi agli autori, ai registi, agli attori e in particolare al pubblico e conclude: “ogni volta che due persone parlano è teatro!”
“Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita”.
Eduardo De Filippo
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