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Le origini di Colombo tra verità storica e desiderio identitario della Spagna

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di Lorenzo Lazzeri

La figura di Cristoforo Colombo, si inserisce nell’immaginario collettivo come icona dell’esplorazione transoceanica, ma continua a ergersi su un piedistallo fragile, eroso dalle molteplici rivendicazioni storiografiche che si sono avvicendate nei secoli. Sebbene l’orizzonte accademico si sia consolidato, per lo più, nel riconoscere in Genova il luogo natale del navigatore, persistono teorie revisioniste che, con foga mai sopita, cercano di ricollocare la sua nascita in territorio iberico, più precisamente all’interno delle coordinate culturali della Spagna.

Tali tentativi, non nuovi alla scena storica, si rivelano come forzature costruite ad arte, nel vano tentativo di piegare la scienza al servizio di un’epica nazionale. La verità, fuggevole e perennemente ambigua, sembra sfuggire a chi si ostina a ingabbiare Colombo entro i confini di una narrazione patriottica. L’indagine genetica, condotta dall’équipe capeggiata dal forense Miguel Lorente presso l’Università di Granada, costituisce l’ennesimo capitolo di questa lunga saga.

L’analisi di frammenti esigui e parziali di Dna mitocondriale e cromosomico, estratti dai resti di Colombo e di suo figlio Hernando, ha rivelato tracce compatibili con un’origine mediterranea occidentale, potenzialmente ebraica, ma l’estrema esiguità dei dati disponibili, ben lungi dal permettere di giungere a conclusioni incontrovertibili, è stata strumentalmente utilizzata per avallare un collegamento con la penisola iberica e più specificamente con le comunità ebraiche sefardite del tempo.

La scarsità delle evidenze non ha frenato l’entusiasmo dei sostenitori di tale tesi, i quali, con una certa disinvoltura, hanno adattato le poche informazioni frammentarie disponibili alla necessità di riscrivere la biografia del celebre navigatore, forzando il nesso con il substrato genetico spagnolo ed ebraico. La cautela epistemologica che impone il metodo scientifico viene qui disattesa, trascurando volutamente il fatto che l’interpretazione di dati parziali e privi di coerenza sistematica non può essere utilizzata per derivare certezze storiche.

L’argomento che mira a localizzare le radici di Colombo nella penisola iberica non è esclusiva del presente; nel corso della storia, e particolarmente in momenti di forte esaltazione nazionalistica, tale pretesa ha fatto capolino, cercando di innestarsi nel contesto di una narrazione storica più vasta. Si pensi, ad esempio, al periodo della dittatura franchista, quando la Spagna, intenta a ricostruire una propria identità imperiale e gloriosa, non esitò a reclamare Colombo come una figura nativa, parte integrante del suo retaggio nazionale.

In questo contesto, Colombo fu strumentalizzato quale simbolo dell’unità e della grandezza spagnola, la cui epopea veniva sovrapposta alla scoperta del Nuovo Mondo, in un’operazione che mirava a rinsaldare il tessuto identitario della nazione. Le verità storiche, per quanto corroborate da documenti e testimonianze, venivano facilmente distorte per servire agli scopi di una narrativa politica e culturale ben definita.

Analogamente, i tentativi di far ascendere Colombo a figlio della Galizia o della Catalogna si sono moltiplicati nel corso dei decenni, frutto di un fervente desiderio localistico di riscrivere la storia per esigenze di prestigio e tali rivendicazioni, sorrette da flebili indizi documentari o toponomastici, non hanno mai retto al rigore dell’analisi storiografica.

La presenza di famiglie dal cognome “Colón” in Galizia o l’ipotesi di una doppia identità assunta da un nobile catalano sconfitto, si sono dimostrate narrazioni accattivanti per un pubblico in cerca di risposte suggestive, ma inconsistenti per una comunità scientifica che necessita di ben più solide basi documentarie per accettare simili asserzioni.

Emerge, dunque, una dicotomia netta tra chi si affida alla speculazione e chi, invece, opera con gli strumenti dell’analisi critica. Gli studiosi di rango, ancorati a dati certi e tangibili, non possono che rigettare l’idea che ipotesi fondate su frammenti genetici parziali e decontestualizzati possano davvero fornire risposte definitive circa le origini di Colombo. L’assenza di dati conclusivi è, di per sé, indicativa di una prudenza che la scienza impone: ogni affermazione deve poggiare su un fondamento solido e non su approssimazioni costruite ad uso e consumo del grande pubblico, affamato di teorie suggestive, ma prive di consistenza fattuale.

Qui risiede il nodo centrale della debolezza di queste teorie: esse non sono corroborate da prove inconfutabili, ma poggiano su mere ipotesi basate su somiglianze genetiche diluite nei secoli, così come quelle linguistiche o toponomastiche che, seppur compatibili con un’origine iberica o sefardita, potrebbero altrettanto facilmente ricondursi a una nascita genovese luogo in cui le comunità ebraiche, ma anche altre comunità nord africane hanno trovato luogo di residenza.

Le tracce genetiche mediterranee, lungi dall’essere un’esclusiva della Spagna o delle comunità ebraiche locali, sono ampiamente diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, inclusa l’Italia settentrionale, che, al tempo di Colombo, manteneva intensi contatti commerciali e culturali con le coste spagnole e orientali. Di conseguenza, l’attribuzione di un’origine spagnola sulla base di queste somiglianze rappresenta una conclusione arbitraria e viziata dall’assenza di elementi certi. Così come tali tratti possono indicare un legame con la Spagna, potrebbero altrettanto rimandare alla Genova rinascimentale, centro di un crocevia di popoli, culture e scambi che ben si allinea alla complessità delle origini del navigatore.

Nell’odierna storiografia, la prevalente convinzione che vede Colombo nato a Genova intorno al 1451 rimane saldamente ancorata a una serie di documenti storici incontrovertibili, che nessuna teoria alternativa è riuscita finora a scalfire in modo credibile. Le teorie spagnole, sebbene talvolta suggestive e funzionali a certi contesti socio-politici, rimangono in larga misura speculazioni, destinate più all’intrattenimento del pubblico non specialistico che alla seria riflessione accademica.

Riscrivere la storia di Colombo per farlo diventare cittadino spagnolo, attraverso interpretazioni forzate e scarsamente sostenibili, si configura come un tentativo vano e fallace di piegare la verità storica a istanze di carattere ideologico o identitario, piuttosto che un vero contributo alla conoscenza.

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