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Bryan Ferry, 50 anni di musica

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di Diego Perugini

Il suo ultimo album di inediti risale ormai a una decina d’anni fa. Tanto, troppo tempo per i fan di Bryan Ferry. E nell’attesa che il 79enne ex Roxy Music torni per davvero, è un piacere ripassare la storia di questo artista poliedrico ed eclettico, dandy fascinoso ed elegantissimo, voce di velluto al servizio del pop. L’occasione ce la fornisce “Retrospective: Selected Recordings 1973-2023”, cofanetto di cinque cd che celebra 50 anni di carriera solista. Un oggetto del desiderio extralusso accompagnato da un libro cartonato di 100 pagine con ampie note di copertina, fotografie e immagini rare e inedite. 

Uscirà il 25 ottobre per BMG, ma già ora si possono ascoltare degli assaggi sulle principali piattaforme online. 

La scaletta propone la bellezza di 81 brani ed è un intrigante riassunto della sua multiforme avventura musicale, in equilibrio fra stili e generi anche molto differenti. Dall’elettronica dance all’art-rock, dalle ballate sensuali alle riminiscenze rétro, dalle atmosfere noir alle personali rivisitazioni. Non a caso il “box” è diviso in cinque parti: la prima è il classico “best”, una raccolta di singoli di successo, che più o meno tutti avrete ascoltato nel corso del tempo. Ecco, quindi, sfilare popolari hit come la languida “Slave To Love” e la ballabile “Don’t Stop The Dance”.   

Ma anche alcune cover strepitose: l’ardita rilettura della “A Hard Rain’s A-Gonna Fall” dylaniana; la nostalgica “These Foolish Things”, standard anni Trenta dall’incedere (quasi) reggae; e la celeberrima “Smoke Gets In Your Eyes” in una chiave di morbido rock.

Il secondo cd mette in evidenza il lato del Ferry compositore, fra sospensioni oniriche e romanticismo senza tempo: spiccano titoli come “Boys And Girls”, “Reason Or Rhyme” e “I Thought”, in cui ritroviamo la vecchia conoscenza Brian Eno. 

Il terzo album è incentrato sull’arte della cover, di cui Ferry è uno dei massimi interpreti: come pochi, infatti, sa esplorare il passato con sguardo moderno, inventandosi arrangiamenti spesso sorprendenti. 

Qui, per esempio, ascoltiamo “What Goes On” dei Velvet Underground, riletta con piglio “stoniano”; e una rockeggiante “Hold On, I’m Coming” di Sam & Dave. Ma anche “Where Or When”, gioiello del 1937 della coppia di autori Rodgers and Hart, in una chiave drammatica e profonda. Molto suggestiva. 

Il quarto capitolo è uno dei più bizzari: ancora cover, ma stavolta sul proprio repertorio, Roxy Music inclusi, con The Bryan Ferry Orchestra. Un progetto speciale in cui il Nostro immagina la sua musica suonata da un “combo” jazz anni Venti e Trenta. Il risultato è straniante e divertente, come testimoniano le riletture di “Virginia Plain”, “Do The Strand”, “Love Is The Drug” e “Avalon”. 

Il piatto più ghiotto, per lo meno per i conoscitori più smaliziati, è però il cd numero cinque, “Rare and Unreleased”, che raccoglie lati B, curiosità e rarità. Per esempio il funkeggiante e ipnotico remake di “Mother Of Pearl” dei Roxy Music, registrato all’inizio degli anni Novanta, o la  “Whatever Gets You Through The Night” di John Lennon riveduta e corretta in chiave pop. 

Ciliegina sulla torta, due inediti: ancora una ripresa da Dylan, “She Belongs To Me”, più rallentata e meno blues, con tanto di assolo fischiato e un suono che richiama la lezione dei Velvet Undergound.  

E, soprattutto, “Star”, prima vera novità da Ferry in oltre dieci anni, nata da un provino di Trent Reznor e Atticus Ross dei Nine Inch Nails, sviluppato poi da Bryan assieme alla pittrice e scrittrice Amelia Barratt. E’ uno strano pezzo, che su un’ansiosa e oscura post-techno martellante, sfuma i confini tra arte, musica e poesia. 

“Un paio di anni fa ho aiutato Amelia a registrare un audiolibro nel mio studio. Sono rimasto molto colpito dalla sua scrittura e questa è la prima canzone che abbiamo realizzato insieme. Sono molto entusiasta di questo nuovo lavoro: ne arriveranno molti altri” ha detto Ferry.

Intanto, per chi volesse saperne di più, da non perdere su RaiPlay il bel documentario “Bryan Ferry – Don’t Stop The Music”, che racconta la sua storia dagli inizi, tempi della scuola d’arte inclusi, sino a giorni nostri. 

Ci sono ricordi, video, interviste. E, ovviamente, tanta musica. Ottima. 

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