di Manuela Ballo
A volte tornano e nonostante il passare dei decenni, appassionano i telespettatori. Così è la televisione. Vi ricordate la “Corrida”? Non parlo del tradizionale rito spagnolo, disfida nella quale un torero cerca di infilzare il povero malcapitato toro. Nella “Corrida” che è di nuovo andata in onda, con un buon successo, non ci sono riti sanguinolenti ma divertenti esibizioni di donne e uomini bizzarri che devono sottostare al rumoroso accordo o disaccordo del pubblico.
Questa è la Corrida, lo storico varietà di Corrado, che dopo aver vissuto le stagioni di Gerry Scotti, Flavio Insinna e Carlo Conti e dopo esser stato eliminato per alcuni anni dal palinsesto, riapproda nella prima serata televisiva. Mercoledì scorso, sul Nove, si è ripresentata con un conduttore d’eccezione, l’ormai nazionalpopolare Amadeus, che ha dimostrato, peraltro, la sua bravura nel coinvolgere gli spettatori. Una sorta di rivincita del conduttore che, dopo il passaggio dalla tanto calcata Rai alla Warner Bros Discovery, era già stato criticato per il basso share ottenuto.
Il noto programma televisivo dal sapore vintage, la Corrida, inizialmente trasmesso alla radio a partire dal ’68 e che ha segnato generazioni di telespettatori, si è presentato con una formula fedele alla tradizione, puntando su leggerezza e intrattenimento. Ma come è stato accolto dal pubblico televisivo? I dati auditel della prima puntata parlano chiaro: la trasmissione ha registrato un ascolto medio di 982.000 spettatori nella fascia principale, con uno share del 5,5%, mentre nel segmento finale gli spettatori sono scesi a 667.000 ma lo share è aumentato al 6,6%. Complessivamente, la puntata ha mantenuto una media stimata di circa 850.000 spettatori, con uno share oscillante tra il 5,7% e il 6%. Questi risultati hanno posizionato il programma al sesto posto tra le trasmissioni più seguite della serata, superando contenuti proposti da altre reti come Rete4, La7 e Tv8.
La trasmissione è riuscita a ritagliarsi uno spazio tra il pubblico, conquistando una nicchia affezionata all’inconfondibile spirito dello show, fatto di leggerezza e, rare volte, talento.
Umberto Eco, da sempre attento a programmi del genere, non a caso la sua prima analisi aveva riguardato Mike Bongiorno, scriveva su l’ Espresso dell’ ottobre del 1995 del segreto della Corrida sostenendo come essa rappresentasse la quintessenza della vita pubblica italiana.
“La corrida riflette in pieno la situazione italiana. Ne riflette l’etichetta, in una seconda repubblica fatta appunto da dilettanti allo sbaraglio, che ostentano la loro incultura politica, si dilettano di anacoluti, metafore incongrue, barbarismi, citazioni sbagliate, solecismi, e soprattutto hanno sostituito il linguaggio curiale non con il linguaggio comune ma con il turpiloquio, la polemica con l’insulto, il tecnicismo con la parolaccia, e credendo di parlare come mangiano parlano invece come ruttano”. Questo è quello che il semiotico scriveva allora, ma alcuni di quei tratti continuano a caratterizzare la televisione dei nostri giorni.
I dati sopracitati, ad ogni modo, dimostrano come l’operazione messa in piedi dal conduttore, che punta sull’ effetto nostalgia, sia stata in grado di trovare un suo pubblico.
Un pubblico di affezionati, di donne e uomini abituati all’ormai storico ed iconico programma in cui una sfilza di dilettanti allo sbaraglio cerca di divertirsi e soprattutto di far divertire il pubblico in sala e in casa.
Il conduttore dei record di ascolti ha colto nel segno. Il programma, che ha segnato generazioni di telespettatori, si è presentato con una formula fedele alla tradizione, puntando su leggerezza e intrattenimento; due elementi sempre più onnipresenti e soprattutto fondamentali per un pubblico di massa in genere poco propenso alla pesantezza e voglioso di trovare, dopo una lunga giornata di lavoro o di studio, qualcosa su cui poter sorridere o dove non dover mettere in moto le meningi. La semplicità a volte, come in questi casi, ripaga. Specie se si parla di ascolti.
Tuttavia, una cosa è venuta meno, almeno ad un primo sguardo: la verità e genuinità dei concorrenti, di quei “dilettanti allo sbaraglio”, come si è soliti chiamarli. Infatti, nonostante lo sforzo di Amadeus di mantenere il programma il più possibile fedele a quello che era un tempo, l’elemento di divergenza si è notato proprio in quei concorrenti che, come dicevo poc’anzi, cercano disperatamente quell’ attimo, anche breve, di protagonismo che se prima c’era, ora si accentua mostrando la sua faccia più spietata: l’ emblema di quel protagonismo che in molti, chi più e chi meno , cercano di raggiungere. C’è chi lo fa attraverso i social, e da questo punto di vista l’esempio più evidente è la piattaforma TikTok che è riuscita a trasformare gli utenti in veri e propri performer e content creator delle loro capacità. Ormai lo si fa ad hoc, cercando tra il mare magnum dei vari format televisivi – come in questo caso- e non. Ciò che traspare fino a sfondare il velo della superficie è l’incessante sforzo di mostrarsi a tutti i costi.
Umberto Eco paragonava la Corrida agli antichi circenses, ovvero spettacoli crudeli basati sull’ attesa della morte del gladiatore o del martire. Per lui i nuovi circenses, nel caso dei programmi televisivi e , in questo caso della Corrida, “si arricchiscono di tre sentimenti contrastanti: un minimo di allegra pietà per il poveretto che si espone al ludibrio universale; il gusto sadico per una sorte che, a differenza del martire nel circo, non è stata imposta, ma scelta; una specie di inconfessata invidia per coloro che, avendo scelto senza vergogna di essere sbertucciati, ricevono in cambio l’esposizione pubblica e quindi, in una certa stranita e atroce misura, il riconoscimento universale, talché il giorno dopo saranno complimentati dal droghiere e dal prestinaio, dimentichi del fatto che costoro hanno fatto una pessima figura e memori solo del fatto che sono apparsi in TV – come ognuno sogna.”
Nonostante la critica il programma ormai vintage, regala ancora delle emozioni. Il pubblico in casa lo segue per gioire, per schernire questo o quel concorrente o semplicemente per commentarne le performance insieme ai conduttori (in questa prima puntata al fianco di Amadeus c’era Nino Frassica, giudice capopopolo).
Viene da chiedersi, inoltre, se la visione di queste tipologie di programmi non induca a compatire gli stessi concorrenti in gara, come a voler dire: “Chi siamo noi per giudicarli?”. Ecco allora la nonna in casa che sorride insieme ai nipoti, moglie e marito commentare la stravaganza di quei “personaggi” o ancora , e parlo degli spettatori più giovani, il chiedersi cosa induca le persone a partecipare a tali show.
Resta ora da vedere come lo storico programma saprà evolversi, senza perdere l’anima che l’ha reso uno dei capisaldi dell’intrattenimento italiano. Le risposte arriveranno, come sempre, dal pubblico e dai dati della prossima serata.
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