Venerdì 6 dicembre, presso il Polo culturale le Clarisse, nella sala conferenze alle ore 17.30, si terrà la presentazione di un’opera tanto affascinante quanto attuale: Più ridon le carte. L’attualità del canto XI del Purgatorio, scritto da Stefano Adami e Antonio Capitano. Il volume, pubblicato da Eta Beta, si propone come una riflessione innovativa e profondamente suggestiva su uno dei passaggi più emblematici della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Questo saggio, concepito in forma volutamente essenziale e sperimentale, rilegge il canto XI del Purgatorio con un approccio unico: i personaggi danteschi, anziché essere narrati da un autore onnisciente, prendono voce in prima persona, raccontando la loro prospettiva e immergendosi in un fluido movimento che intreccia passato e presente. Il risultato è una narrazione che, pur mantenendosi fedele alla concezione originale del poema, ne esalta la straordinaria modernità, mostrandone i legami intrinseci con il nostro tempo.
Fulcro della riflessione è il tema della superbia che si dissolve nell’umiltà, e il sottile confine tra gloria e vanagloria. Argomenti che, come sottolineano gli autori, risuonano oggi con una potenza intatta, invitando il lettore a interrogarsi sulle dinamiche della nostra società contemporanea e sulle somiglianze tra i contesti pubblici e privati del passato e del presente. La scelta di non adattare il canto a una visione contemporanea, ma di lasciare intatta la forma originaria, rafforza il messaggio universale dell’opera dantesca, testimoniando ancora una volta la sua capacità di rappresentare la condizione umana in maniera senza tempo.
Un elemento che merita particolare attenzione è l’arte, presentata come “visibile parlare”, espressione che Dante stesso utilizza per descrivere la forza comunicativa delle immagini e dei simboli. Nel testo, l’arte diviene il fil rouge che collega le diverse epoche e sensibilità, offrendo al lettore una chiave interpretativa per comprendere la complessità del canto.
L’opera di Adami e Capitano si distingue anche per il suo potenziale teatrale: le confessioni delle voci narranti sono intrise di un dinamismo che potrebbe facilmente prendere vita su un palcoscenico. Questo aspetto ne accresce la versatilità e l’attrattiva, rendendolo non solo un libro da leggere, ma anche un testo da rappresentare.
La riscoperta di Dante Alighieri, specialmente in una prospettiva così originale, è un invito a riflettere sulla necessità di diffondere la conoscenza della sua opera. Dante non è soltanto un pilastro della letteratura italiana, ma un testimone universale della complessità dell’animo umano, capace di parlare a tutte le generazioni. Conoscere la sua opera significa entrare in dialogo con un patrimonio culturale inestimabile e trovare strumenti per comprendere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda. Più ridon le carte è, in questo senso, non solo una lettura preziosa, ma un ponte verso una maggiore consapevolezza e un apprezzamento più profondo della poesia dantesca e della sua perenne attualità.
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