Se Mohammad Rasoulof voleva scuotere l’Iran, con il suo ultimo film “Il Seme del Fico Sacro” (The Seed of the Sacred Fig) ci è riuscito pienamente. Presentato in concorso al Festival di Cannes, la storia del film si sviluppa all’interno di una famiglia di Teheran, non una famiglia qualsiasi, ma perfetta per rappresentare quella parte di società iraniana, borghese e benestante, che mostra sempre più intolleranza verso ogni costrizione e ha solo voglia di aprirsi alla modernità.
Per il regista dissidente, riuscito a fuggire clandestinamente dal regime di Teheran, ha ottenuto una standing ovation al Gran Théâtre Lumiere in occasione della proiezione ufficiale del film: “Quando stavo attraversando il confine, mi sono girato, ho dato un’ultima occhiata alla mia terra natale e ho pensato ‘ci tornerò’. Penso che tutti gli iraniani che sono dovuti partire a causa del regime totalitario tengano una valigia pronta a casa, nella speranza che le cose migliorino”, ha sottolineato. Al centro del film, la famiglia del neo-giudice della Rivoluzione, Iman (Missagh Zareh), un uomo di circa cinquant’anni con moglie Najmeh (Soheila Golestani) e due figlie: Rezvan (Mahsa Rostami) e la più piccola Sana (Setareh Maleki). Iman ha da poco ricevuto l’incarico di giudice e così allo stesso tempo deve essere zelante nel suo lavoro e stare attento a non diventare bersaglio dei militanti anti-regime in grande agitazione nelle strade della città (nel film molte le sequenze di scontri in tv), che potrebbero minacciare lui e la sua famiglia. Così all’uomo viene affidata d’ufficio anche una pistola perché possa difendersi in caso di pericolo.
Sul tappeto rosso e poi in sala, il regista ha mostrato le foto di due dei suoi attori principali, Missagh Zareh e Soheila Golestani, mentre è salito sulla la Montée des marches al fianco dell’attrice iraniana Golshifteh Farahani, che vive in esilio in Francia da circa quindici anni.
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