Erano gli inizi degli anni ’80 quando dalle discoteche di Chicago, in Illinois, si diffondeva il sound che ha più di tutti influenzato la musica degli ultimi decenni.
Come ha affermato Gina Di Meo in un agenzia Ansa, il nome ‘House’ deriva da ‘Warehouse’, storico locale di Windy City il cui dj resident Frankie Knuckles, soprannominato The Godfather of House, viene considerato il creatore del genere con il suo modo di mixare i dischi con pattern di drum machine e vocalizzi soul.
Tuttavia, la House Music è anche un fenomeno culturale che rappresenta unità, diversità e creatività. Nacque con lo scopo di dare vita non solo ad un nuovo tipo di musica dance, ma anche a spazi inclusivi per coloro che venivano sistematicamente esclusi da altri luoghi di incontro (in particolare afroamericani e gay erano liberi di ballare assieme in un contesto positivo).
Dalle strade di Chicago ha catturato il mondo e soprattutto nel ventennio d’oro, dal 1989 al 2009, sono uscite più canzoni house che di qualsiasi altro genere musicale. Whitney Houston, Mariah Carey, Janet Jackson, Madonna, Pet Shop Boys, Kylie Minogue e Lady Gaga hanno tutti incorporato elementi house nella loro musica.
Sono poche le persone che conoscono la storia che ha portato alla nascita di questo fenomeno, le cui basi derivano dall’avversione che si sviluppò alla fine degli anni ’70 nei confronti della disco music. Ciò creò un vuoto nel panorama musicale di Chicago soprattutto per i giovani desiderosi di andare a ballare. A questo punto entrarono in gioco musicisti emergenti come Chip E.
“Mi considero l’architetto della musica House – scrive sul suo sito Choose Chicago, l’ente di promozione della città, in un articolo dedicato al genere musicale e citando il dj – ho creato una sorta di planimetria che viene ancora seguita”. Molte delle sue canzoni, tra cui ‘It’s House’, sono considerate i primi dischi House originali.
Man mano che il genere cominciava a definirsi, esplose il “four-on-the-floor”, ossia la cassa dritta o chiodo, un modello ritmico in cui la grancassa è colpita a ogni beat per la maggior parte del brano. Ma ciò che distinse la musica house rispetto agli altri generi musicali fu la sua capacità di far scatenare le persone.
“La musica House – continua Chip E. – è fatta per la pista da ballo. Volevo che le persone muovessero il culo. Non è fatta per ascoltarla standosene seduti”. La musica House mette anche i dj al centro della scena e con la loro arte del mixaggio hanno il pieno controllo della pista.
Dall’underground di Chicago, il genere diventa presto mainstream fino ad assumere contorni globali. Nel 1987 in Europa esplode il successo di ‘Pump Up the Volume’, il singolo, e anche unico della carriera, del gruppo musicale britannico MARRS.
In Italia, il genere cominciò a diffondersi tra il 1987 e 1988 anche sull’onda del successo di Pump Up The Volume. Tra i primi club a proporla vi fu il Devotion a Roma ma arrivò anche a Napoli dove alcuni ragazzi di colore impegnati nel servizio militare nelle basi Nato si dilettarono a fare i dj. Si passò poi ai locali dell’Emilia Romagna e del resto del Nord Italia.
Tra i maggiori esponenti del genere vi sono Alexander Robotnick, DJ Lelewel, DJ System e le Fun Fun, duo femminile di cui agli inizi fece parte anche Ivana Spagna.
L'articolo I quarant’anni dell’House Music proviene da Globalist.it.